Pastelli

 

L’azzurro infinito di Mauro Scanferla

C’è una linea di confine per l’arte, un orizzonte al limite dei sogni oltre il quale le forme espressive germogliano sensualmente insieme, mescolando toni e colori in visioni di pura poesia. E’ in questo luogo impalpabile dell’anima, idealmente riconducibile al punto di congiunzione tra cielo e mare, che Mauro Scanferla dipinge metafisicamente la bellezza esaltandone anche i dettagli sfuggenti: uno spazio di congiunzione tra il sapere accademico e l’estro in cui l’artista segue metriche inusuali scandite dal suono infinito del silenzio.

Di origine veneta, nel suo peregrinare “on the landscapes”  Scanferla si ferma per lungo tempo a Rimini dove mare e terra, fiori e campi sono una importante fonte di ispirazione. Qui reinterpreta i paesaggi contornandoli in modo fluido e flessuoso,  con tinte tenui e indefinite che si spingono nell’incommensurabile oltre.  Egli rende percettibili profumi e vibrazioni,  in osmosi con la natura - sua musa e maestra - che  vive e immortala intensamente fin dalle luci dell’alba. Sulla tela come sul velluto, con i colori ad olio così con i pastelli, Scanferla esamina le potenzialità tecniche e le capacità espressive degli strumenti, in armonia con le sue sensazioni di uomo, con la sua sensibilità di artista, in un’indagine complessa e dinamica in cui ogni quadro è un gioiello pittorico, un prezioso tassello di quell’ordine ignoto che sottende al respiro della vita e nel quale, comprendere il proprio sé, è l’obiettivo recondito.

L’universo pittorico di Scanferla è invero la metafora di un viaggio filosofico tra i se e i perché dell’esistenza, un cammino di conoscenza e riflessione in cui la sperimentazione delle varie tecniche va al passo con la maturazione individuale, con il superamento delle paure più comuni e con la scoperta di valori assoluti nei quali ritemprare lo spirito. Non importa quali siano le angosce dalle quali Scanferla parte e si allontana, molto più importante è la manifestazione artistica della speculazione intrapresa da cui scaturiscono opere vibranti di vita, il cui incanto rapisce l’osservatore ad una contemplazione etica oltre che estetica.   

Sovrapporre i colori, mescolarli fino a creare la sfumatura perfetta è una magia grazie alla quale Scanferla infonde sulla tela o qualsiasi altro supporto il sussulto lieve dei soggetti dipinti, la loro essenza. Dalle atmosfere rarefatte di Un tramonto a Pennabilli, richiamo per l’anima… come in molti altri lavori,  in quell’assenza di linee definite che portano a immaginare più che a vedere, a desiderare una forma più che a riconoscerla e in cui si riflette l’intimo desiderio di una realtà o verità percepibile solo oniricamente, alle opere ultime, come Le armoniche della mia anima vibrano calme ora  …. in cui le chimere si svelano con tratti di luce brillante e colori accesi su orizzonti radiosi, liberando l’energia dell’artista alla gioia dello spirito, all’equilibrio dell’anima e alla gratitudine per la vita.  

Si può dire che la ricerca di Scanferla ruoti da sempre intorno alla spirale dell’amore, oggi con rinnovato entusiasmo. Dall’amore cosmico che egli scorge nel respiro delle cose, nelle onde increspate come nei fili d’erba piegati al vento e nella consonanza del tutto, al bisogno complementare di armonia, quella dualistica: la prosecuzione di sé nell’altro, sul perimetro di quell’immaginifica e a volte possibile intesa psichica in cui l’affinità fisica corrobora quella intellettuale e viceversa, fino a far breccia nel cuore. Non più luci rarefatte bensì un mare scintillante d’azzurro, magnificenza di una conquista inattesa che ora irrompe nelle pennellate nitide, nei colori forti e vividi, nella danza delle ginestre al sole, nei guizzi di luce sospesa e nei contorni aurei della donna a piedi nudi sulla battigia che “guarda l’infinito assaporando il sapore della rinascita”. Ecco, per dirla in breve, Scanferla ha il potere di dipingere la poesia della vita con introspezioni variopinte che sono un inno all'amore.  
 
Andreana Piscopo
Giornalista e Critico d’arte


 

I PAESAGGI VELLUTATI DI MAURO SCANFERLA

A cura di Gianfranco Bellucci

La produzione artistica di Mauro Scanferla s’esprime, in quest’ultimo periodo, soprattutto con la tecnica del pastello su velluto, una testura vagamente granulosa, duttile, leggera e con risposte di rugiadoso, mite sfarfallamento distante da demarcazioni convenzionali o di maniera e da sperimentalismi preconfezionati.

​Su questo supporto egli amalgama e fa’ lievitare, a reciproco sostegno, disegno e pittura, linee e colori, sposando – agglutinando -, in un eterno presente, la cattura di attimi fuggenti e il poetico mistero interiore che questa cattura ha determinato attraverso effetti d’una piumosa calibratura di tinte e una quieta evidenza psicologica.

Oggi come ieri, il pastello è una tecnica poco frequentata, anche se, a suo tempo, è stata ravvivata dalla perizia di Degas quando, rompendo con la tradizione settecentesca, che la limitava nell’ambito esclusivo del ritratto, rinnovò i soggetti sino alla proposta di paesaggi – in particolare alcuni finissimi studi di spiagge marine tenuti però gelosamente nascosti fino alla sua morte – dove applica il pigmento a strati successivi con un preparato la cui formula resta ancora ignota.

​Per la sua felpata labilità, il pastello richiede una carismatica, scientifica delicatezza e versatilità allo sfumato nella composizione cromatica. A ciò vanno aggiunte una sicura scioltezza di tratto, dovendo limitare al massimo ritocchi e rifiniture, e una valente rapidità d’esecuzione per evitare grumi e conservare la brillantezza del colore senza arrivare al lucido o ad una fredda opacità.